Le materie prime critiche sono i materiali necessari, in diversi settori industriali, per la produzione di batterie, chip e dispositivi per la generazione di energia rinnovabile. In vista della transizione ecologica e digitale promossa e normata dall’Unione Europea, questi materiali risultano di un’importanza economica fondamentale, infatti, si stima che la domanda di questi metalli raddoppierà entro il 2030.
Il problema principale connesso alla reperibilità delle materie prime critiche è che la loro concentrazione è circoscritta a pochi paesi che controllano pressoché l’intera filiera. L’Unione Europea risulta quindi quasi completamente dipendente da altre nazioni per l’importazione. In particolare l’UE acquista dalla Cina circa il 98% delle terre rare, dalla Turchia il 98% del borato e dal Sudafrica il 71%.
Già nel settembre 2020 la Commissione Europea ha presentato l’European Raw Material Alliance (ERMA), un’alleanza a cui hanno aderito 600 organizzazioni, tra attori industriali, stati membri, sindacati, centri di ricerca, investitori e ONG, provenienti da 50 paesi.
L’ERMA ha lo scopo di sviluppare catene del valore resilienti e ridurre la dipendenza di materie prime critiche attraverso l’uso circolare delle risorse, la ricerca di tali materiali in UE e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Specificatamente l’European Raw Material Alliance da una parte offre una piattaforma di investimento per il finanziamento dell’estrazione mineraria sia urbana che primaria, d’altra parte assicura un processo di consultazione sulle catene del lavoro di materie prime critiche.
Dal 2022 la Commissione Europea, per fronteggiare le sfide associate all’approvvigionamento e alla gestione, riciclo e riutilizzo delle materie prime critiche, sta sviluppando il Raw Materials Act che definirà i principi da seguire per una corretta amministrazione di queste materie.
La proposta sarà pubblicata prima della fine di marzo 2023 e risulterà fondamentale per lo sviluppo della transizione verde.
La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha dichiarato: “senza un accesso sicuro e sostenibile alle materie prime critiche necessarie, la nostra ambizione di diventare un continente climate neutral è a rischio”.
In primo luogo, l’atto fornirà gli strumenti necessari per comprendere quali materie prime critiche risultano maggiormente strategiche in relazione alla rilevanza economica, la loro applicazione nei diversi settori industriali e la loro disponibilità e concentrazione.
Solo successivamente sarà possibile sviluppare una catena di fornitura più resiliente che rispetti gli standard sociali e ambientale più elevati. Saranno perciò necessari investimenti per la ricerca di materie prime critiche in tutta Europa al fine di raggiungere un livello di indipendenza maggiore rispetto agli attuali paesi esportatori e avere un controllo diretto della filiera.
Proprio a gennaio 2023 a Kiruna, città della Lapponia Svedese, è stato scoperto dalla Lkab (società mineraria statale) il giacimento più grande d’Europa di terre rare che potrebbe contenere risorse superiori a un milione di tonnellate. La loro estrazione però, a profondità elevatissime, è particolarmente complessa e potrebbe richiedere tempi superiori a 10 anni.
Un ulteriore punto di attenzione è legato alla lavorazione di questi materiali che dovrà essere svolta responsabilmente al fine di ridurre gli attuali impatti ambientali negativi che comporta.
Nonostante la recente scoperta, la disponibilità di materie prime critiche in Europa risulta comunque ridotta rispetto ad altri paesi del mondo. Proprio per questo motivo è stato posto particolare accento ai processi di riutilizzo e riciclo di questi materiali per allungarne il ciclo di vita e garantire maggiore circolarità.
Una delle pratiche fondamentali per garantire tali principi è rappresentata dall’Urban Mining: il processo di valorizzazione degli scarti con cui è possibile ottenere materie prime secondarie a partire da rifiuti. In particolare, l’utilizzo dei RAEE per l’estrazione di nuove materie permette di ottenere metalli preziosi e rari.
Un’ulteriore strumento a supporto di una gestione responsabile delle materie prime critiche è rappresentato dalla possibilità di affiancare ad ogni prodotto un passaporto digitale in modo da favorire il riutilizzo e il riciclaggio.
Tale passaporto includerebbe informazioni fondamentali sui prodotti come: dichiarazioni sui materiali, lo stato del ciclo di vita e le metodologie di smistamento.
La situazione italiana
Nel gennaio del 2021 il ministero dello Sviluppo Economico insieme al ministero della Transizione Ecologica ha istituito il tavolo tecnico sulle materie prime critiche, i cui obiettivi sono:
- rafforzare il coordinamento sul tema tra i diversi attori del panorama di riferimento;
- potenziarne la progettualità in termini di sostenibilità degli approvvigionamenti e di circolarità;
- contribuire alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche.
Un anno dopo l’avviamento del tavolo di lavoro sono stati costituiti quattro Gruppi di Lavoro tematici.
- Il primo gruppo, gestito da Confindustria e chiamato Analisi dei Fabbisogni, ha il fine di stimare le richieste future di materie prime critiche e sviluppare soluzioni a possibili criticità.
- Mining è invece il nome del secondo gruppo il cui coordinamento è in mano all’ISPRA; il lavoro che dovrà svolgere ha l’obiettivo di identificare aree di estrazione per materie prime critiche primarie e opportunità per il recupero di queste materie a partire da rifiuti.
- Gli ultimi due gruppi di lavoro, Ecodesign – Ecoprogettazione e Urban Mining, sono entrambi coordinati da ENEA per allungare il ciclo di vita delle materie attraverso una progettazione circolare e stimare le potenzialità dei rifiuti, in particolare dei RAEE.
E’ inoltre fondamentale considerare che, come affermato dalla quasi totalità della comunità scientifica italiana, è possibile che nel territorio nazionale possano essere custodite importanti risorse minerarie tra cui anche materie prime critiche.
In particolare, saranno svolte ricerche nel Lazio settentrionale per il litio geotermico, in Lombardia per il zinco, piombo e argento, nella provincia di Torino per il cobalto, nickel e argento e in Liguria e Emilia Romagna per il rame, zinco, cobalto, oro, argento e manganese.
In aggiunta il Ministero ha stabilito una collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali e Ambiente dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” per svolgere una ricerca scientifica sul recupero e riciclo dei rifiuti per ottenere materie prime secondarie.
FONTI:
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/STATEMENT_22_5523